Il dito varo è una deformità caratterizzata da deviazione mediale e talvolta in estensione del V dito con contemporanea deviazione laterale del V metatarsale ; si viene pertanto a determinare una prominenza ossea sul versante laterale del piede. Col tempo l’articolazione si irrigidisce ed il dito si atteggia in dorsiflessione. Provoca disturbi da attrito con la calzatura con frequenti borsiti dorsali e frequentemente metatarsalgia
L’intervento è consigliato in caso di frequenti episodi borsitici con dolore al versante laterale dell’articolazione del V dito e/o metatarsalgia in corrispondenza del V raggio non controllabili con calzature comode o con plantari
In un primo tempo il trattamento può essere conservativo e consiste nell’uso di calzature comode a pianta larga , farmaci antiinfiammatori , fisioterapia , infiltrazioni , plantari in caso di metatarsalgia o di problemi di cattivo appoggio del piede Si prende in considerazione l’intervento quando questi trattamenti non modificano i disturbi del Paziente.
L’intervento correttivo consiste, in caso di non strutturazione, nell’allungamento del tendine estensore, nella capsulotomia dorsale ed eventualmente nella trasposizione del tendine dell’ECDV sull’abduttore In caso di strutturazione si esegue una osteotomia (una sorta di “frattura” artificiale) di medializzazione del V metatarsale; la stabilizzazione avviene con filo di Kirschner che viene successivamente rimosso dopo circa 4 settimane. Va comunque rilevato che condizioni particolari verificabili intraoperatoriamente possono condurre a variazione della tecnica operatoria proposta.
La scelta della tecnica anestesiologica più idonea è compito del Collega anestesista. In generale vengono preferenziate anestesie tronculari (es. blocco popliteo o blocco alla caviglia) o una anestesia spinale selettiva In alcuni casi viene associata una sedazione farmacologica.
Normalmente dopo l’intervento viene confezionato un bendaggio mantenuto per 4 settimane. Salvo casi particolari il Paziente può iniziare ad appoggiare il piede con l’aiuto di stampelle e indossando una apposita calzatura nei primi giorni dopo l’intervento. E’ importante alternare periodi di deambulazione con periodi di riposo con arto sollevato. E’ altrettanto importante iniziare precocemente la mobilizzazione della caviglia e delle dita Le stampelle vengono mantenute fino a quando il Paziente non acquisisce sufficiente sicurezza. Allo scadere delle 4 settimane , previo controllo clinico e radiografico e rimozione di eventuali mezzi di sintesi percutanei , viene concessa la deambulazione con calzatura normale , ovviamente comoda e non costrittiva. Le normali attività quotidiane vengono generalmente riprese entro due mesi. Il trattamento fisioterapico è consigliabile solo in casi particolari in cui risulta difficoltosa la ripresa funzionale.
Ciascun gesto chirurgico , anche banale , non è mai privo di rischi ; anche se vengono messe in atto di abitudine tutte le precauzioni possibili per minimizzare il rischio chirurgico questo non potrà mai essere azzerato. Occorre pertanto nella decisione chirurgica , anche da parte del Paziente , valutare le possibili conseguenze negative dell’intervento a fronte dei miglioramenti attesi (“bilancio rischi-benefici). Conseguenze negative possono essere rappresentate da incompleta risoluzione del problema che ha condotto all’intervento , alla ricomparsa o al peggioramento dei disturbi , al sopravvenire di problemi diversi , spesso imprevedibili e gravi. Tali reazioni avverse possono essere dovute a complicanze dell’intervento ma talvolta ad eventi imprevisti ed imprevedibili dovuti a condizioni locali o problemi di salute generale ; ad esempio l’assunzione di alcuni tipi di farmaci , malattie sistemiche come il diabete o problemi reumatologici , alterazioni circolatorie , il fumo o l’assunzione di droghe , la scarsa collaborazione sono tutte situazioni che comportano un aumento del tasso di complicanze. Le complicanze possono essere distinte in generiche e specifiche ; ovviamente non è possibile elencare tutte le possibili complicanze anche perché alcune di esse incidono in maniera del tutto eccezionale. Normalmente l’intervento comporta buoni risultati con tempi di recupero abbastanza brevi ; tuttavia in alcuni casi il dolore si protrae per alcune settimane o mesi probabilmente a causa delle alterazioni del tendine Un’altra complicanza molto rara ma invalidante è la rottura del tendine che si può verificare per processi degenerativi preesistenti o da alterazioni circolatorie indotte dall’intervento
Va sottolineato come il tasso di complicanze sia statisticamente più elevato nei reinterventi e che in questi casi , in considerazione della situazione di partenza il risultato finale può non portare al risultato sperato ed in ogni caso è meno prevedibile. Fattori di rischio che comportano aumento delle complicanze sono deformità importanti e scarsa collaborazione nel protocollo post-operatorio,…