DITO AD ARTIGLIO
DEFINIZIONE
Interessa in genere contemporaneamente tutte le dita con maggior prevalenza alle dita esterne.
Consiste in un atteggiamento di flessione delle articolazioni interfalangee prossimale (IFP) e distale (IFD)
associata ad un contemporaneo atteggiamento in estensione della metatarso-falangea (MF).
La causa è generalmente secondaria ad alterazioni neurologiche che comportano la prevalenza dei muscoli lunghi (flessore lungo delle dita ed estensore lungo delle dita) sui muscoli intrinseci del piede. Molto spesso si associa ad alterazioni del retromesopiede come nel piede cavo neurogeno.
In un primo tempo la deformità è solo posizionale e facilmente correggibile; tuttavia col passare del tempo le articolazioni si irrigidiscono ed i tendini si retraggono “fissando” la deformità e rendendola strutturale.
La scorretta posizione del dito determina nel tempo una eccessiva pressione sulla testa del corrispondente metatarsale che viene depressa verso il basso con possibile alterazione del carico e comparsa di metatarsalgia plantare.
Fig. 1
Aspetto clinico di dita ad artiglio.
SINTOMATOLOGIA
Le dita si presentano con le articolazioni IFP e IFD atteggiate in marcata flessione plantare associata a più o meno importante estensione delle MF. In un primo tempo la deformità è plastica e riducibile mentre col passare del tempo diventa rigida e strutturata.
Sulla parte dorsale del dito specie a livello della articolazione IFP si formano per fenomeni di attrito con la calzatura callosità e borsiti con dolore locale e segni di infiammazione; molto spesso sono presenti dolore e callosità alla pianta in corrispondenza della testa metatarsale ed all’apice del dito per contatto delle regione ungueale con il piano di appoggio.
Fig. 2
Schema della deformità ad artiglio delle dita
TRATTAMENTO
Nei casi lievi o inoperabili occorre utilizzare calzature comode a tomaia morbida o si può ricorrere all’uso di ostesi digitali in silicone preconfezionate o fatte su misura.
Chirurgicamente le dita ad artiglio vengono trattate:
• nei casi lievi e non strutturati con interventi sulle parti molli, generalmente allungamento dei tendini lunghi (flessori e/o estensori) associata a trasposizione del flessore breve o lungo sulla prima falange;
• nei casi strutturati si ricorre ad una correzione articolare con interventi di resezione-artroplastica (asportazione di un versante dell’articolazione) o di resezione-artrodesi (bloccaggio chirurgico dell’articolazione in posizione funzionale); in questi casi il dito operato rimane più rigido ma in una posizione più favorevole;
spesso è necessario correggere le concomitanti alterazioni del retro-mesopiede specie in presenza di piede cavo neurogeno.